Emozionante, eccitante, magistrale: queste sono alcune delle parole che si potrebbero usare per descrivere il pedinamento. Richiedendo abilità sul campo, pazienza e autocontrollo, è una delle tipologie di caccia più appaganti. In questo articolo ne discutiamo con tre cacciatori molto esperti in quest’arte: i britannici Matthew (Matt) Roberts e Mark Stubbs e l’italiano Riccardo Tamburini.
Matt: mi piacciono tutti i tipi di caccia e pesca, ma senza dubbio il pedinamento è il mio preferito. La varietà di animali, terreni e condizioni in cui avviene il pedinamento in Gran Bretagna è molto ampia. L’abilità sul campo, la fisicità e la precisione al tiro sono tutti aspetti essenziali, e quando fai tutto bene vieni ricompensato con una buona quantità di carne molto sana. Il pedinamento fa scattare in me un interruttore che filtra ed elimina le faccende e i problemi quotidiani. È qualcosa che crea dipendenza e che amo.
Mark: pratico molte tipologie di caccia in Gran Bretagna: caccia guidata, caccia agli uccelli selvatici, controllo degli animali nocivi e gestione dei cervi, ma devo dire che la mia più grande passione è il pedinamento dei cervi.
Riccardo: credo che per essere un cacciatore completo si debbano conoscere tutti gli stili di caccia, dal tiro da grandi distanze al pedinamento. Ma direi che quest’ultimo è tra i miei preferiti.
Riccardo: sicuramente riuscire ad arrivare molto vicino agli animali. Devi conoscere non solo le loro abitudini ma anche l’ambiente, inoltre devi capire bene la direzione del vento.
Mark: a mio parere una delle sfide maggiori è gestire i numeri, visto che la popolazione nella mia zona di caccia è molto grande. Oltre a questo, il tempo e la fatica necessari per avere sempre animali di qualità, che è possibile grazie a una buona gestione della popolazione di cervi e all’essere selettivi.
Una delle cose migliori del pedinamento è che si tratta di una fonte sostenibile di carne fresca e naturale: sai da dove proviene un animale e ne utilizzi ogni parte.
Matt: In Gran Bretagna il problema maggiore per molta gente, quando vogliono praticare il pedinamento, è di trovare un terreno su cui sparare. Dal punto di vista dei cacciatori, la sfida più grande è di spiegare al pubblico, ai mezzi d’informazione e talvolta alle autorità che la gestione dei cervi è un metodo di controllo umano e necessario, che è nell’interesse dell’ambiente e dei cervi stessi. Nella mia personale esperienza, la miglior cosa riguardo al pedinamento – oltre alla carne che si ottiene – sono le persone che lo praticano. Ho conosciuto persone che ritengo siano tra i miei migliori amici grazie a questo tipo di caccia, e mentre viene spesso considerata un’attività solitaria, condividerla con altri che hanno la tua stessa mentalità può rendere piacevole anche la battuta di caccia più ardua, dolorosa ed estenuante.
Mark: soprattutto l’abilità sul campo. Devi conoscere la zona di caccia e l’area circostante, così come la tua preda, visto che ogni specie di cervo ha un comportamento specifico.
Riccardo: sicuramente la pazienza. Tutte le volte che ho fallito nel mio avvicinamento agli animali è stato a causa di movimenti troppo rapidi per coprire gli ultimi metri prima di poter sparare un buon colpo o trovare una linea di tiro pulita.
Matt: la pazienza e l’abilità sul campo ti portano sul punto dove devi essere, ma l’autocontrollo fa la differenza tra essere un tiratore o un pedinatore di cervi. La gestione dei cervi è una questione di tempo e selezione, non semplicemente di premere il grilletto. Il tuo miglior tiro talvolta è quello che decidi di non prendere.
Matt: sono la persona sbagliata a cui chiedere perché, per quel che mi riguarda, non ci si allena ma si impara nel modo più difficile, direttamente sul campo… almeno io faccio così. Trascorrere del tempo nella natura, con qualsiasi condizione meteorologica, e imparare da decisioni che non hanno portato i risultati sperati. Tutto qui. Alla fine dei conti, i cervi sono animali selvatici, quindi anche quando credi di sapere tutto essi possono sempre trovare il modo di ricordarti che sono nel loro habitat e tu sei solo un visitatore.
Mark: è una questione di esperienza, ho appreso nel corso di molti anni – provando e sbagliando – cosa fare e cosa non fare a seconda del tipo di animale, sebbene ogni pedinamento sia differente e non si smetta mai di imparare.
Riccardo: devi trascorrere molto tempo nella natura. Essere bravo nei pedinamenti non è qualcosa che puoi apprendere dai libri; più tempo passi nella natura, maggiore sarà la tua conoscenza e la tua abilità. Puoi naturalmente studiare la biologia degli animali, ma questo è solo una parte del gioco.
Matt: carico i dispositivi termici, avviso il proprietario del terreno se necessario, pulisco coltello, canna del fucile e carrello per le carcasse. Mi assicuro che la tracolla del fucile sia ben stretta, controllo il vento e parto.
Mark: innanzitutto mi occupo dell’abbigliamento, che non dipende solo dall’ambiente e dal meteo ma anche dalla mia sicurezza personale, verificando che sia ben cosparso di repellente per le zecche. Poi controllo l’equipaggiamento: dispositivi termici, binocolo, bastoni, ecc. Quindi un rapido controllo del fucile per accertarsi che sia tutto a posto; e per finire, ma non ultimo per importanza, il cane.
Riccardo: direttamente, con l’abbigliamento e l’equipaggiamento corretti; indirettamente, studiando l’ambiente, conoscendo le abitudini della mia preda e interpretando i segni e le tracce presenti sul terreno.
Matt: un fucile che conosci, abbinato a ottiche affidabili e azzerate con le munizioni preferite. Porto sempre con me anche un visore termico, non solo perché con esso è più facile individuare un cervo dal punto di vista del censimento e della gestione della popolazione, ma anche perché è essenziale per individuare persone che si trovano dove non dovrebbero stare, oppure animali che sono corsi via dopo uno sparo. Per questi motivi includo sempre l’utilizzo di visori termici per la valutazione dei rischi: sono uno strumento fondamentale.
Riccardo: anche la mimetizzazione è molto importante. Penso che sia necessario un abbigliamento diverso in ogni stagione, dato che i colori in primavera sono completamente differenti da quelli invernali. Bisogna anche coprire mani e viso: sono come una lampadina nel buio.
Matt: negli ultimi sei anni ho utilizzato Helion XQ38F, che si è dimostrato estremamente resistente e non mi ha mai deluso. Recentemente ho iniziato a usare Merger LRF XP50, che è decisamente un passo in avanti in fatto di nitidezza dell’immagine, e il telemetro laser integrato è molto utile e preciso. Poi utilizzo Digex C50 con munizioni 17HMR e .223 per la disinfestazione e con 6.5CM e 30-06 per la caccia ai cinghiali. I cinque profili di calibro disponibili, combinati col montaggio a sella Blaser, consentono di montare il cannocchiale su armi diverse senza perdere in precisione e con grande rapidità e versatilità. Uso il cannocchiale anche per pedinamenti con clienti principianti, sia perché posso guidarli tramite l’App Stream Vision 2, sia perché ho la possibilità di registrare momenti che potrebbero essere speciali per loro.
Mark: I due strumenti che uso attualmente sono Helion XP50 e Axion 2 XQ35 Pro. Entrambi sono molto durevoli, semplici da usare e si infilano perfettamente in tasca mentre stai pedinando. Sono eccellenti per individuare gli animali, raggiungerli dopo un tiro, e – cosa importante – scoprire pericoli, come persone col cane o che camminano fuori dai percorsi normali.
Riccardo: in generale preferisco sempre un dispositivo di alta gamma, in quanto un pedinamento può cominciare rilevando un animale da lontano per poi avvicinarsi silenziosamente. Pertanto ho utilizzato Merger LRF XP50, ma ora ho il nuovo Merger LRF XL50 che è formidabile. La gamma Axion è anch’essa eccellente, grazie alle sue dimensioni compatte.
Mark: In breve, la sequenza è questa: equipaggiamento, fucile, motore, luogo dove si trova la selvaggina, tiro, eviscerazione, etichetta di riconoscimento e dispensa.
Riccardo: per me il pedinamento inizia dopo il rilevamento da lontano dell’animale; in questo modo è più semplice perché conosci già la sua posizione e devi solamente rimanere coperto e sottovento, cercando di avvicinarsi ad esso.
In altre occasioni cominci alla cieca, camminando silenziosamente e lentamente nel bosco, fermandoti spesso e osservando i dintorni con un visore termico. Il segreto è vedere l’animale prima che lui veda te, e non è facile. Un altro modo di pedinare è utilizzando richiami; è più semplice perché puoi pedinare nel bosco, fermandoti frequentemente e usando il richiamo: in questo caso è l’animale che viene verso di te e non il contrario.
Matt: il pedinamento dovrebbe concentrarsi sull’individuazione, la selezione e l’abbattimento con umanità del cervo. Camminare un po’, osservando molto: non ha senso correre da un ‘luogo probabile’ a un altro, così facendo probabilmente si incontrerà il cervo durante lo spostamento. L’osservazione gioca un ruolo chiave: vedere l’intero profilo di un animale è raro, a meno che si trovi in uno spazio aperto. È più probabile scorgere la punta di un orecchio, la parte superiore del tronco o la parte tondeggiante di un’anca, pertanto bisogna valutare tutto questo. Bisogna poi notare altri segni di attività, fare attenzione a terreno smosso, pozze d’acqua, escrementi, giacigli; tutto ciò aiuterà a farsi un’idea di cosa potrebbe esserci nelle vicinanze. La direzione del vento dovrebbe dettare la strategia ove possibile, e la sicurezza sia del tiro che dell’estrazione della preda dovrebbe essere una priorità.
Prima di tutto questo, tuttavia, una pianificazione è sempre di aiuto: qual è il tuo obiettivo? C’è un piano, e in caso affermativo, quale? Ci sono parametri precisi da seguire (ad esempio, quanti animali, di che specie, sesso, età, ecc.), o è una battuta di caccia solo per procurarsi cibo? Se non si tratta di abbattimenti selettivi, non ha senso colpire un cervo se poi non si può procedere all’eviscerazione o portarlo in un luogo apposito, pertanto pianificare il recupero della carcassa è importante, come lo sono la logistica, il trasporto manuale e le considerazioni igieniche. Se si tratta di un’operazione commerciale, una valutazione del rischio potrebbe essere necessaria, così come un’assicurazione per la responsabilità civile, il bestiame, le proprietà e i membri della collettività. Assumendo che tutto ciò sia a posto, come si intende cacciare il cervo? Da una postazione sopraelevata, dopo un pedinamento o in entrambi i modi? E le stagioni, il vento e le condizioni meteorologiche come condizioneranno la posizione e i percorsi da seguire? Vi sono molte domande a cui rispondere prima di inserire una cartuccia nel fucile.
Chiaramente vi sono molte cose da sapere prima di sentirsi sicuri e fiduciosi nel pedinare un animale. Che consiglio dareste a quei cacciatori che non sono esperti in questo?
Matt: internet non procura esperienza e può dare un aiuto limitato; il miglior modo di imparare è di uscire nella natura, in OGNI condizione meteo e orario della giornata, e vedere con i propri occhi. Molte cose non richiedono un’arma, ad esempio imparare a camminare silenziosamente o a scavalcare recinti e cancelli senza far rumore sono aspetti cruciali quando si deve effettuare un vero pedinamento. La valutazione della distanza è un’altra abilità da sviluppare; imparate a valutare distanze di 50 / 100 / 150 / 200 / 250 m semplicemente tenendo come riferimento un punto del vostro percorso. Il tiro è la parte più semplice: l’abilità sul campo e la consapevolezza dell’ambiente circostante vi porteranno nel punto giusto per sparare un colpo. In questo Paese siamo fortunati ad avere sentieri ovunque, quindi non ci sono scusanti.
Per le operazioni da compiere sull’animale (eviscerazione, macellazione) prendetevi il tempo necessario, internet è pieno di gente che ritiene che essere abile nel fare qualcosa significhi farlo rapidamente. Essere decisi è una cosa positiva, la fretta no.
Mark: un buon consiglio sarebbe ottenere un’abilitazione per il pedinamento dei cervi in modo da acquisire conoscenze ed esperienza. In secondo luogo, uscire con un cacciatore qualificato con molta esperienza, dal quale apprendere informazioni fondamentali.
Riccardo: è molto difficile. Avere successo in un pedinamento è il risultato di un insieme di fattori: conoscenza, pazienza ed esperienza. Essendo anche un fotografo naturalista, posso dire che il tempo che trascorro all’aperto con una fotocamera in mano è il miglior allenamento possibile per avere successo con i pedinamenti; poi penso anche che si debba essere ottimi osservatori della natura. Devi saper leggere segni e tracce, e devi prevedere dove potrebbe essere un animale in un preciso momento. Devi sempre considerare la direzione del vento per rimanere sottovento, ma non è semplice dato che, quando il vento cambia direzione, gli animali se ne accorgono sempre prima degli esseri umani.
Riccardo: ho avuto la fortuna nella vita di andare a caccia in contesti diversi: i bisonti nello Zimbabwe, i cervi in Ungheria nel periodo dell’accoppiamento, cinghiali e caprioli in Italia, l’ibice in Turchia, i camosci in Slovenia e in Italia, e altro ancora. A volte ho seguito persone del posto, molto abili nel seguire le tracce; senza di loro i risultati non sarebbero stati buoni. Tutte queste esperienze mi hanno fornito una buona conoscenza per le battute di caccia in solitario, e credo che il pedinamento più emozionante sia quello al capriolo nella mia zona di caccia.
Ritengo che sia tra i più difficili a causa delle abitudini del capriolo, che è l’unico ungulato che mangia 10-12 volte al giorno, dunque è sempre in movimento nei boschi, dall’alba al tramonto. Ed è difficile anche perché è una specie molto diffusa: questo potrebbe sembrare un vantaggio, ma se stai seguendo un animale specifico puoi non notare la presenza di altri caprioli, ed è un grosso problema perché questi abbaiano molto quando sono spaventati, allarmando tutti gli animali che si trovano nella zona.
Mark: a mio parere ci sono due scenari ideali: uno sarebbe una calma giornata estiva a fine luglio o inizio agosto, nel periodo dell’accoppiamento dei caprioli; il secondo una mattina umida di marzo, con poca vegetazione per nascondersi e nessuna foglia secca a svelare la tua presenza nel caso venga calpestata.
Matt: sicuramente i cerbiatti tra metà e fine settembre. La temperatura inizia a scendere e le foglie si trasformano, creando quei colori della foresta così vari e meravigliosi. I cerbiatti sono ritenuti un po’ tonti, ma con molte possibilità di restare coperti e gli occhi degli altri membri del branco puntati addosso, possono nascondersi nelle numerose zone d’ombra, rendendo il pedinamento problematico. I loro mantelli sono belli e tesi, e sono grassi per via dell’abbondanza di cibo in estate, e la loro carne è ottima. La sera è un ottimo momento, con un imbrunire graduale, e il terreno è solitamente ancora duro a sufficienza per una facile estrazione con un veicolo. Secondo me non ci sono scenari migliori.
Mark: ne ho in programma alcune tra poco nelle colline scozzesi alla caccia di splendidi cervi maschi nel periodo dell’accoppiamento, e inoltre un’escursione nel Dorset a caccia di cervi sika maturi. Ma ci sono piani anche per qualche emozionante viaggio con amici in Europa per i camosci, i mufloni e le pernici bianche.
Matt: quest’anno ho molti abbattimenti selettivi e successive procedure da eseguire, che possono metterti a dura prova, dunque avere in programma battute di caccia di piacere con amici è importante e mi ricorda perché faccio quel che faccio. Credo che le battute di caccia decise all’ultimo minuto e un po’ casuali siano spesso le più emozionanti e appaganti; non c’è una lunga attesa, quindi meno pressione o stress legato al meteo o agli spostamenti dei cervi.
Ci sarà anche una bella battuta di caccia al cervo rosso a un certo punto dell’anno, ma non finirà nel diario…a un certo momento il telefono squillerà, io lascerò perdere e salirò in macchina!
Riccardo: a dir la verità la mia nuova sfida è la caccia con l’arco. Quest’ultimo è l’essenza del pedinamento: devi avvicinarti molto al tuo bersaglio per piazzare un buon tiro, e tutto deve essere fatto nel miglior modo. Quindi non vedo l’ora di fare pedinamenti con l’arco.
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