Jón Rúnar Guðjónsson, Riccardo Tamburini, Nathan Stuart, Stefan Orman
Per alcuni di noi, in particolare per chi è cresciuto in città, avventurarsi nella foresta può sembrare qualcosa da temere. Al contrario i cacciatori sembra che si trovino a loro agio dovunque vadano. Anche al di fuori dei loro territori di caccia sono in grado di muoversi facilmente e con fiducia. Come fanno dunque a destreggiarsi così agevolmente? Capita mai che si perdano? Per rispondere a queste domande la cosa migliore è rivolgersi ai nostri Brand Ambassador. Se desiderate essere più tranquilli quando fate un’escursione nei boschi, continuate a leggere per imparare dai migliori: Jón Rúnar Guðjónsson, un islandese residente in Danimarca che va a caccia soprattutto in Svezia, l’italiano Riccardo Tamburini, lo svedese Stefan Orman e l’australiano Nathan Stuart.
Nathan: Un semplice smartphone può essere molto utile se sono installate le App giuste. E naturalmente i dispositivi termici mi consentono di vedere molto lontano con l’oscurità, molto di più di una pila. E ho sempre con me una bussola.
Riccardo: Dipende. Spesso non ho bisogno di alcuno strumento, ma in ogni caso ho sempre il mio smartwatch con bussola e GPS. Cambio dispositivi a seconda che mi trovi sulla terraferma o meno, dato che la ricezione del segnale GSM non è ovunque possibile.
Jón Rúnar: Adesso, come Nathan, anch’io uso molto il mio smartphone. È ormai molto efficace per il normale orientamento, e in tutta Europa c’è un buon segnale, perfino in zone remote come la Lapponia. Oltre al mio telefono indosso sempre uno smartwatch, che mi fornisce l’orario dell’alba e del tramonto e che può indicarmi la direzione grazie al GPS. Dove non c’è il segnale della rete mobile o non è abbastanza buono, utilizzo il GPS che è più potente. In passato avevo sempre con me una bussola, ma ora con smartwatch e telefono non è più necessario.
Nathan Stuart
Stefan: Avere sempre con sé una bussola e una mappa. E se vi trovate in una zona di caccia nuova per voi, fate sempre una ricognizione durante il giorno, e se necessario segnate il percorso per aiutarvi a ritrovare la strada per il ritorno. Comunicate alla vostra famiglia o ad amici dove state andando, in modo che, in caso di infortunio, sappiano dove trovarvi o dove inviare i soccorsi.
Jón Rúnar: Sfrutto molto le indicazioni che l’ambiente ci fornisce. Se c’è il sole o la luna, mi aiutano a orientarmi. Non sono in grado di utilizzare le stelle correttamente, ma quando sono visibili ne riconosco alcune.
Se ci si ritrova immersi in una fitta nebbia con visibilità limitata a un paio di metri, e si è in una zona montagnosa, il GPS potrebbe non ricevere il segnale. In questi casi seguo i corsi d’acqua o le tracce degli animali per scendere dalla montagna. Normalmente quando si scende la nebbia diventa meno fitta, e si può incontrare qualche indicazione o una strada, o magari un corso d’acqua più grande per orientarsi. Un buon suggerimento è di avere sempre un fischietto con sé. Se capitasse di rompersi una gamba, o comunque di perdere la mobilità, è meno faticoso soffiare un fischietto che gridare, e inoltre può essere sentito a distanze molto superiori.
Jón Rúnar: Innanzitutto, come ha detto Stefan, comunicare a qualcuno dove state andando e quando pensate di far ritorno. Ricordate di avvisarli quando siete tornati. Se cambiate i vostri piani, fatelo sapere. Questo rende eventuali operazioni di ricerca molto più facili. Inoltre assicuratevi di avere sempre a disposizione cibo altamente energetico e acqua.
Riccardo: La prevenzione inizia prima di uscire. Alcuni ritengono che non sia necessario pianificare l’escursione prima di partire. Comunque è imperativo segnare la posizione dove si lascia la macchina per avere la possibilità di fare ritorno senza problemi.
Stefan: Io conto i passi per essere consapevole di quanto mi sono inoltrato nell’oscurità. Porto sempre una bussola e una mappa, e dei bastoncini leggeri per segnare punti importanti, ad esempio se devo lasciare parte dell’equipaggiamento per un certo periodo./span>
Nathan: Orientarsi sempre rispetto al nord quando si raggiunge una nuova destinazione. Cercare di prendere nota mentalmente di paesaggi, caratteristiche ambientali o infrastrutture. Memorizzare la direzione verso un luogo sicuro nel caso non si riesca più a orientarsi.
Riccardo Tamburini
Al giorno d’oggi abbiamo dispositivi elettronici e GPS molto sofisticati, ma bisogna imparare a usare mappe e bussola, che sono sempre più precise degli strumenti elettronici. È come avere una calcolatrice ma sapere comunque come fare una moltiplicazione.
Nathan: Non mi è mai capitato di perdermi, ma in una circostanza sono rimasto confuso per circa otto ore (sorride). Era una notte completamente buia in una foresta, su un terreno piatto e con alta densità boschiva. Avevamo seguito un cane da caccia che aveva corso per circa 45 minuti, e quando finalmente lo abbiamo raggiunto avevamo totalmente perso l’orientamento.
Cercando di tornare sui nostri passi, ci siamo poi ritrovati su una vecchia strada sulla quale pensavamo di aver parcheggiato la macchina. In realtà avevamo scambiato questa strada per un’altra, e siamo andati a sinistra invece che a destra. Nel punto in cui eravamo tornati sulla strada eravamo in realtà a soli 400 metri dall’automobile, ma abbiamo camminato tutta la notte per otto ore nella direzione sbagliata, fino al momento in cui un nostro familiare ci ha trovato all’alba.
Riccardo: Sì, è successo molti anni fa. Ero giovane e non ero consapevole di come fosse importante disporre di un sistema di comunicazione, soprattutto quando sei in una zona remota. Eravamo su una barca, molte miglia al largo, non c’era segnale e nessuna possibilità di fare telefonate. Avevamo un grosso problema con la barca perché avevamo colpito con entrambe le eliche un cavo abbandonato, e questo aveva provocato la torsione dell’asse del motore. L’acqua aveva iniziato ad entrare nella sala macchine, e senza un telefono satellitare avremmo probabilmente dovuto abbandonare la nave perché sarebbe affondata. Fortunatamente l’acqua entrava lentamente, e abbiamo contattato un amico chiedendogli di venire a rimorchiarci fino al porto. Da quel momento ho sempre utilizzato la tecnologia inReach, con la quale si può inviare un messaggio da qualunque luogo, con una breve nota e la tua posizione precisa.
Jón Rúnar: Mi perdo in continuazione nella foresta, e adoro farlo. Quando faccio un’escursione di notte, o perfino durante il giorno, a volte tutto sembra uguale. Quando sono intento a seguire le piste degli animali o a osservare piante, uccelli o altro, perdo la cognizione del tempo e dello spazio, e mi piace moltissimo. Qualche volta ho bisogno di alcune ore per ritrovare la strada giusta, ma ci riesco sempre.
Non mi faccio prendere dal panico perché ho imparato presto che il panico non ti aiuta a ritrovare il percorso o a essere più lucido. Vi sono emozioni che procurano benefici e generano ormoni, come l’adrenalina, che possono essere fonte di energia, forza, concentrazione o calore nel breve termine, ma il panico è solo disorientamento.
Mi sono ritrovato una volta in una situazione piuttosto stupida. Stavo andando a caccia di pernici bianche nei pressi di una montagna in Islanda, e avevo avvisato la mia famiglia. I telefoni cellulari non esistevano ancora. Giunto sul posto, c’erano cacciatori ovunque, quindi ho deciso di andare più all’interno di quell’area e ho finito per ritrovarmi ben lontano, probabilmente a 30-50 km dalla mia destinazione originaria. Ero solo ed era inverno, la neve era dappertutto.
Ho infranto due regole fondamentali dell’escursionismo in montagna: andare effettivamente nel luogo che si è comunicato agli altri e non allontanarsi da soli. Ero alla guida di una vecchia Willys del 1947, senza riscaldamento e con qualche problema di accensione, ma che era comunque un ottimo fuoristrada 4×4. Ho trovato un’area che sembrava ottima e ho deciso di esaminarla più in dettaglio, e c’era un percorso offroad. L’ho seguito e ho fatto diversi chilometri lontano dalla strada principale, e a un certo punto sono rimasto impantanato. Mi sono così ritrovato a 30-50 km da dove avrei dovuto essere, in pieno inverno, nel centro del Paese, con l’oscurità incombente e una macchina che non sarebbe ripartita se avessi spento il motore.
Con l’oscurità sono arrivate le basse temperature. Avevo una tanica di benzina supplementare e ho riempito il serbatoio mantenendo il motore acceso. Tuttavia non potevo rimanere all’interno dell’auto, perché era molto piccola e dormire al suo interno era quasi impossibile. Non avevo luce per provare a liberare la macchina, ma avevo visto un rifugio sotterrato presso un pendio nelle vicinanze, utilizzato dai pastori in tempi remoti, e dove avrei potuto infilarmi nel mio bel sacco a pelo indicato per temperature fino a 40 gradi sottozero. Poi ho scoperto però che i gradi indicati erano la temperatura di sopravvivenza, certo non per provare una sensazione di comfort. Avevo con me dell’acqua, ma andava congelandosi quando la toglievo dal sacco a pelo, quindi è stato difficile rimanere idratati. Successivamente ho constatato che quella notte la temperatura era stata di – 25 °C. Non mi ero veramente perso, ma ero bloccato. Ho passato la notte senza dormire e al mattino ho mangiato un po’ di buon sanguinaccio con elevato contenuto di grassi, quindi ho scavato 2-3 ore per liberare l’auto. Poi sono ripartito verso casa, grato che il tempo fosse buono quella mattina.
Per fortuna non avevano iniziato a cercarmi, e nessuno era preoccupato perché in quel periodo ero sempre in montagna. Ma ho imparato molto da quel che mi è successo. Avere un buon sacco a pelo è fondamentale quando si va in montagna in inverno. Qualunque cosa può smettere di funzionare: automobile, sistema di comunicazione, GPS, e il meteo può diventare sfavorevole. Per questo è così importante che altri sappiano dove cercarti in caso di bisogno, e verranno a cercarti se hai fornito indicazioni di tempo. Probabilmente chi vive nell’Europa centrale e sta leggendo non sarà molto impressionato da questo racconto, ma ricordiamoci che nel centro dell’Islanda in pieno inverno non ci sono persone, solamente qualche esploratore folle, e questi si trovano solitamente a 30-40 km l’uno dall’altro.
Riccardo: Sicuramente! Al giorno d’oggi abbiamo dispositivi elettronici e GPS molto sofisticati, ma bisogna imparare a usare mappe e bussola, che sono sempre più precise degli strumenti elettronici. È come avere una calcolatrice ma sapere comunque come fare una moltiplicazione.
Jón Rúnar: Credo che insegnare ai nostri bambini come destreggiarsi nella natura sia essenziale per loro, innanzitutto per comprenderla. Non solo dove sorge e tramonta il sole, o come usare la luna e le stelle, o cosa siano nord, sud, est e ovest. Penso sia fondamentale insegnargli come evitare le piante che pungono, le zecche che causano malattie, conoscere il ciclo di vita delle zanzare e come pungono. Gli esseri umani tendono ad essere un po’ spaventati da ciò che non conoscono, ma avere un prurito per essersi appoggiati sulla pianta sbagliata o essere stati punti da un insetto normalmente non è pericoloso. Spesso orientarsi significa sapere come guardarsi attorno ed essere consapevoli dell’ambiente circostante. Questo consente di sentirsi più a proprio agio e conoscersi meglio. La curva di apprendimento è ripida, pertanto iniziare presto non è una brutta idea.
Come padre o genitore, quando si presenta l’opportunità insegni ai tuoi figli quello che conosci. Tuttavia non voglio costringere nessuno a imparare certe cose o adottare un certo stile di vita, nemmeno i miei figli. Fortunatamente sono curiosi e fanno molte domande. Le mie figlie sono bambine come tutte le altre e sono in grado di orientarsi, hanno avuto piccoli tagli sulle dita e scottature sulla pelle causati dalle piante, sono state punte da insetti e così via. Allo stesso tempo hanno imparato quali sono le piante che possono aiutare a lenire il prurito, come accendere un fuoco o godersi la natura. Spero che possano sfruttare per tutta la loro vita quanto hanno appreso da me.
Riccardo: Possono esserci differenze significative a seconda dell’ambiente. Quando sei in una foresta, puoi facilmente sapere dove sia il nord semplicemente osservando il muschio sui tronchi d’albero. Quando sei in mare oppure in montagna ad altitudini elevate non è semplice identificare le direzioni. Solo all’alba e al tramonto si può capire facilmente dove sia il nord. Si può piantare un’asta – ad esempio una racchetta da sci – nel terreno per controllare l’ombra e avere una migliore comprensione del tempo.
Jón Rúnar: Tutto ciò che riguarda l’orientamento si racchiude in un semplice accorgimento: utilizzare gli elementi disponibili.
Quando ci si trova in una foresta, guardare le piante per sapere dove siano il nord e il sud. Quest’ultimo si trova tipicamente dalla parte dove le piante sono più bruciate, più mature e dove i frutti crescono prima. Sul lato rivolto al settentrione, il muschio sugli alberi si trova più in alto.
In montagna sul versante settentrionale c’è una quantità maggiore di neve, oppure la neve si scioglie più tardi; fa più freddo, mentre il versante esposto a sud presenta una vegetazione diversa. In base all’età della montagna possono esserci differenze riguardo al distaccamento di rocce tra i due versanti e alla quantità di acqua trattenuta dal suolo. In primavera la neve può essere più pericolosa sui versanti meridionali in quanto può sciogliersi sotto la superficie e generare una valanga. Naturalmente è quasi sempre possibile orientarsi con una bussola e una mappa su tutti i terreni, ma anche conoscere metodi più naturali può rivelarsi utile.
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Jón Rúnar Guðjónsson
Gli esseri umani tendono ad essere un po’ spaventati da ciò che non conoscono, ma avere un prurito per essersi appoggiati sulla pianta sbagliata o essere stati punti da un insetto normalmente non è pericoloso. Spesso orientarsi significa sapere come guardarsi attorno ed essere consapevoli dell’ambiente circostante. Questo consente di sentirsi più a proprio agio e conoscersi meglio.
Prima di acquistare un dispositivo notturno o termico, assicuratevi di essere in regola con le normative locali e utilizzatelo solamente quando ciò è consentito. I nostri Ambassador provengono da diversi Paesi e viaggiano molto, avendo così la possibilità di testare diversi prodotti. In nessuna circostanza appoggiamo o promuoviamo l’utilizzo illegale dei nostri dispositivi. Se desiderate avere maggiori informazioni in merito alle restrizioni all’esportazione e alla vendita, visitate la pagina a questo link: Politica di restrizioni all’esportazione e alla vendita.