Boris Belchev
Featuring:
Choco agency
Fotografia:
Boris Belchev
Nato in Bulgaria, Boris Belchey si è innamorato degli uccelli molto prima di aver mai sentito la parola “ornitologia”. Da bambino aveva un piccione come animale domestico invece di un cane, e ora può trascorrere ore intere a parlare di natura. Boris si è trasferito in Lituania 15 anni fa, ed è qui che è iniziata la sua carriera come fotografo della natura, guida e ornitologo. Adesso, con il suo esempio, fa scoprire la natura, e innamorarsi di essa, ad altre persone.
Uno dei miei primi ricordi di infanzia collegato alla natura mi rimanda alla casa per le vacanze estive di mio nonno, quando avevo cinque o sei anni. C’era un pendio scosceso dove gli uccelli più variopinti d’Europa – i gruccioni – deponevano le uova, e io e mia sorella li guardavamo. Mia sorella aveva lo strano desiderio di prenderli e accudirli, e io la seguivo. Ricordo questa avventura come la mia prima attrazione verso la natura. Sono poi seguiti alcuni tentativi senza successo di allevare uccelli selvatici. Fortunatamente questa fase è terminata da tempo, e tra tutti i tentativi l’esperienza migliore è stata con un piccione. Quando ero ancora molto piccolo, mio padre ha portato a casa un piccione appena nato, senza nemmeno le piume. Me ne sono preso cura e l’ho allevato. Più tardi, quando era cresciuto, se uscivo per una passeggiata nel parco il piccione mi seguiva sempre.
Boris Belchev
Sembra una storia che può succedere soltanto in un film! È stato allora, quando eri ancora un bambino che frequentava la scuola elementare, che hai deciso di dedicarti alla natura?
Questa consapevolezza è arrivata un po’ più tardi. Al quarto o quinto anno di scuola ho avuto un bravissimo insegnante di biologia che ha installato in me un grande amore per la natura. Allora ho iniziato a pensare di più al futuro. Inoltre, nello stesso periodo, abbiamo installato in casa la televisione via cavo, e ricordo che seguendo “Animal Planet” ho deciso che avrei voluto diventare un veterinario che avrebbe salvato gli animali selvatici.
Poi anche questa fase si è conclusa, ma il desiderio di rimanere vicino alla natura è rimasto. Dopo il sesto anno ho deciso di cambiare scuola, dato che quella che frequentavo era incentrata su inglese, russo e matematica, mentre io volevo studiare biologia. Ho dovuto sostenere degli esami per accedere alla scuola che desideravo, e non è stato facile. I miei genitori non potevano permettersi di pagare per lezioni private, e ho dovuto prepararmi da solo; andavo al parco, lanciavo la canna da pesca e iniziavo ad imparare. Ho avuto un anno per prepararmi agli esami, li ho passati e finalmente ho avuto accesso a una scuola con un focus molto forte sulla biologia.
Anche se abbiamo iniziato la nostra conversazione con i ricordi sugli uccelli, non hai ancora menzionato l’ornitologia. Come è entrata nella tua vita?
L’attenzione verso gli uccelli c’è sempre stata, ma non sapevo nulla di ornitologia all’epoca. L’ho scoperta soltanto all’ultimo anno delle scuole superiori. Visto che la biologia era al centro del programma scolastico, ci è stato richiesto di documentare le cicogne bianche. Questo lavoro di documentazione ha luogo una volta ogni dieci anni, nella stessa giornata in tutta Europa, in modo che i dati siano coerenti. In quell’occasione ho visto il fatidico libro sugli uccelli e ho avuto la prima occasione di osservarli tramite un binocolo, e ho compreso che era la mia materia. Sebbene il pensiero di diventare veterinario fosse ancora presente, ho iniziato a concentrarmi maggiormente sulla biologia perché bisogna essere eccezionali biologi per giungere poi all’ornitologia.
Puoi dirci qualcosa in più in merito all’ornitologia? Cosa fa un ornitologo in una giornata tipo?
Nel corso della storia l’ornitologia è cambiata molto ed è stata molto varia. L’ornitologia del passato era molto primitiva, utilizzava persino le armi: un ornitologo sparava a un uccello per poi studiarlo. In questo modo si scoprivano nuove specie e i loro habitat naturali.
I cambiamenti sono iniziati negli anni ’70, quando gli aspetti ambientali sono divenuti sempre più importanti per gli ornitologi. Si è iniziato a notare che le popolazioni di alcuni uccelli tipici si stavano riducendo. Poco prima aveva avuto inizio l’inanellamento degli uccelli, anch’esso considerato parte dell’ornitologia. Gli scienziati inanellavano uccelli di diversa specie, età e sesso per determinare fin dove volassero realmente. Hai mai sentito la storia di una cicogna bianca ritrovata in Germania, ferita a un’ala? La ferita era dovuta a una lancia usata soltanto da una tribù africana. Questo ci ha confermato che le cicogne viaggiano fino all’Africa centrale nel periodo invernale.
Come sono adesso le tue giornate? Probabilmente non passi tutto il tuo tempo inanellando gli uccelli.
È una cosa che solitamente non faccio, anche se proprio ieri ho inanellato un piccolo regolo che non voleva lasciarci. Ogni giorno cerco di alzarmi il più presto possibile e di uscire. Attualmente stiamo osservando gli uccelli e contando tutti quelli che vediamo passare; è il periodo della migrazione. Molti pensano che si concluda a novembre, ma qui sul litorale ci sono più uccelli del solito. Li osserviamo per quanto più tempo possibile, finché ci ricordiamo di dover mangiare, e dopo uno spuntino veloce torniamo ad osservarli, talvolta fino a tarda sera, e ora che dispongo di un binocolo termico non ho più tempo per dormire.
Fino ad ora avevo soltanto sentito parlare di queste tecnologie, che trovavano impiego soprattutto nella caccia. Quando ci sono strumenti creati per gli scienziati e gli amanti della natura sono felice di poterli sfruttare. Prima d’ora, qualunque equipaggiamento o strumento ottico avessi con me, non riuscivo sempre a vedere un uccello osservando un albero, mentre adesso riesco chiaramente a vedere ciascuno di essi. Questo ha modificato sostanzialmente la mia visione della natura e mi ha aiutato a vedere quante cose ci sono intorno a noi.
Non vedo l’ora di provare il mio binocolo durante la migrazione del gufo comune, che sta per iniziare. Normalmente ne catturiamo solo alcuni per l’inanellamento, ma sprechiamo molte opportunità non potendo vedere cosa succede nell’oscurità. Ma con un visore termico non ci sfuggirà nemmeno un gufo!
Organizzo anche sessioni di osservazione dei gufi, e i binocoli Pulsar sono estremamente utili per questo. Grazie ad essi posso mostrare ai miei ospiti molto di più, fino ad ora dovevo guidare nella foresta e utilizzare una torcia nella speranza che gli occhi di un gufo riflettessero la luce. Adesso posso trovarli senza disturbarli, usare il display del telefono per indicare alle persone dove si trovano e quindi permettere ai miei ospiti di osservarli.
La visione termica, e più in generale la tecnologia moderna, come potrebbero secondo te contribuire alla protezione della natura e della biodiversità?
Penso che una delle applicazioni più importanti della visione termica possa essere rappresentata dall’attrezzatura e dai macchinari per il mondo agricolo. Ad esempio, in un terreno potrebbe esserci il nido di un uccello o un capriolo addormentato, e gli agricoltori utilizzano macchinari automatizzati per la mietitura che di certo non si fermano per la presenza di animali, non lasciando quindi loro possibilità di fuga. Se avessimo droni equipaggiati con la visione termica, potremmo scansionare i campi, segnare i punti dove ci sono animali e quindi salvarli.
Ci puoi dire qualcosa riguardo agli aspetti meno piacevoli del tuo lavoro? E le sfide maggiori che devi affrontare?
La sfida più grande e la parte più difficile del mio lavoro sono gli uccelli feriti o morti. Amandoli così tanto, provo molto dolore ogni volta che ne trovo uno morto, soprattutto quando è chiaro che l’evento si è verificato a causa dell’azione dell’uomo, magari per una mancanza di conoscenze oppure per avidità, quando il denaro diventa più importante della natura. È veramente frustrante constatare che arrechiamo così tanti danni alla natura. Per fare un esempio, costruiamo case con tante finestre con vetri a specchio, ma non ci preoccupiamo di fare in modo che gli uccelli non le colpiscano. Oppure pensiamo ai gatti selvatici: li amiamo e li nutriamo, però raramente consideriamo il pericolo che rappresentano per gli uccelli. A volte mi infurio e mi viene voglia di fare qualcosa per questi gatti, ma non è colpa loro: siamo noi che li lasciamo vivere per strada, che non ci occupiamo di loro, non li castriamo e non troviamo un proprietario per loro.
Durante la quarantena non ho potuto organizzare visite o prendere parte ad attività formative, e quindi ho svolto del lavoro scientifico vicino alle turbine eoliche per la generazione di elettricità. In una settimana ho trovato due esemplari di aquila anatraia minore, che è una specie protetta. Una di esse aveva la spina dorsale rotta e l’altra un’ala mozzata, che si trovava a 10 metri di distanza. In apparenza sembra che stiamo producendo energia in maniera ecologica, ma la nostra comprensione dell’ecologia è così distorta che le nostre turbine eoliche in realtà danneggiano uccelli e pipistrelli. Pertanto molti di essi muoiono perché le turbine vengono costruite dove i venti sono più a favore, ma i luoghi migliori solitamente si trovano proprio sui percorsi migratori degli uccelli.
Parlando con te è evidente il tuo amore per la tua professione, così come il fatto che trovi grande importanza in essa. Hai degli obiettivi specifici per il prossimo decennio, o magari per un arco di tempo più lungo?
Il mio obiettivo è istruire le persone, e lo faccio tutti i giorni. Cerco di modificare le idee di base che sono state inculcate alla gente. Un ottimo esempio è la diffusa opinione negativa sui cormorani. Essa è stata propagandata dai pescatori commerciali, che dovevano trovare una giustificazione alla riduzione della popolazione ittica; hanno rovesciato la realtà al punto che sembrava fossero loro ad essere danneggiati dalla natura.
Durante i miei tour fornisco sempre informazioni dal punto di vista della scienza, e faccio del mio meglio per illustrare la situazione reale, perché tutto il resto è speculazione.
Possiamo imparare dagli uccelli ad adeguarci alle condizioni che mutano. Prendiamo ad esempio la rondine riparia, che era solita deporre le uova sulla riva dei fiumi, su rocce sporgenti. Quando l’uomo ha iniziato a costruire fortificazioni in queste aree, le rondini hanno trovato fessure al loro interno e hanno iniziato a deporvi le uova. Oppure, quando la massiccia deforestazione ha privato i rondoni delle vecchie piante con le cavità dove deponevano le uova, essi si sono spostati nei nostri edifici, nelle fessure e nelle casette per uccelli. Un ulteriore esempio arriva dall’aquila di mare coda bianca: nel suo quinto anno di vita, l’aquila trova un partner con cui trascorre il resto della sua vita, proteggendo il suo territorio e senza curarsi degli altri.
Abbiamo discusso di deforestazione e della riduzione della popolazione di pesci e uccelli, eppure l’ecologia è diventata sempre più popolare. Avverti un cambiamento positivo nelle tue attività quotidiane?
Posso fortunatamente affermare che la gente si sta interessando maggiormente alla natura, e ci sono cambiamenti positivi nella mia attività. Oggigiorno tutti noi possiamo riciclare i rifiuti; personalmente utilizzo un mezzo elettrico per ridurre rumore e inquinamento, e sempre più persone possiedono un’automobile elettrica. È difficile dire ora se non ci sarà un prezzo da pagare in futuro, ma dovremmo veramente elogiare il tentativo di eliminare i combustibili fossili. Sono anche felice che sia vietato costruire turbine eoliche in aree protette. E anche se siamo lontani dai livelli dei paesi scandinavi, la consapevolezza sta aumentando considerevolmente.
Nonostante questa aumentata consapevolezza, anche i disastri naturali stanno crescendo di numero. Quando questi si verificano, non hai mai pensato di lasciar perdere perché sembra che non ci sia più nulla da fare?
Forse tutti ci rendiamo conto che i nostri sforzi per fronteggiare il cambiamento climatico siano in forte ritardo, e che dovevamo agire prima. Ma dobbiamo comunque fare un tentativo, altrimenti siamo destinati all’estinzione, proprio come i dinosauri. Io cerco sempre di rimanere positivo, a iniziare da me stesso, offrendo un esempio con il mio comportamento anche quando vedo che altri non fanno nulla. Non viaggio in Paesi molto lontani, ad esempio; credo che ci sia abbastanza natura qui in Lituania. E quando scelgo i Paesi dai quali invitare persone ai miei tour, concentro l’attenzione su quelli vicini, e non invito americani o australiani. Un tedesco o uno svedese può prendere una nave e venire qui, senza bisogno di consumare unna quantità enorme di carburante per arrivare qui in macchina o in aereo. Ritengo il trasporto via mare una scelta molto ecologica.
Cosa significa veramente per te amare la natura?
Per me significa alzarsi la mattina senza dover pensare a come devi arrivare sul luogo di lavoro o a quanti problemi devi fronteggiare. Mi alzo col desiderio di vivere, e so che trascorrerò sempre la mia giornata nella natura a rigenerarmi. Quando sono all’aperto dimentico perfino di dover mangiare e dormire. La natura per me è come una carica di energia, non torno mai stanco o deluso da essa, ma al contrario pieno di emozioni. Penso che l’amore per la natura sia anche amore per sé stessi, e quando una persona ama veramente la natura contribuisce al proprio benessere e a quello delle future generazioni.
Prima di acquistare un dispositivo notturno o termico, assicuratevi di essere in regola con le normative locali e utilizzatelo solamente quando ciò è consentito. I nostri Ambassador provengono da diversi Paesi e viaggiano molto, avendo così la possibilità di testare diversi prodotti. In nessuna circostanza appoggiamo o promuoviamo l’utilizzo illegale dei nostri dispositivi. Se desiderate avere maggiori informazioni in merito alle restrizioni all’esportazione e alla vendita, visitate la pagina a questo link: Politica di restrizioni all’esportazione e alla vendita.