Ian Cox
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Ian Cox
Facciamo conoscenza con Ian Cox, un cacciatore neozelandese con trent’anni di esperienza. Anche se lo si può trovare spesso ad occuparsi di animali nocivi nelle foreste e nelle zone paludose, la sua vera abilità è legata al cielo. Ian è infatti uno specialista della caccia aerea, uno dei metodi più efficaci e legali per la gestione della fauna selvatica in Nuova Zelanda, anche se in molti altri Paesi è piuttosto rara a causa delle normative vigenti.
Ho iniziato più di 10 anni fa. La prima volta è stata con una persona di nome Ant Corke. Non ricordo come ci siamo incontrati, ma ricordo che l’ho portato con me in un’operazione aerea di controllo della popolazione di maiali selvatici a Farewell Spit.
Il nostro pilota era Toby Reid, la cui famiglia è ben nota nel mondo dell’aviazione in Nuova Zelanda. A un certo punto, Ant ha detto attraverso l’interfono: “Laggiù c’è una macchia indistinta”. Così abbiamo iniziato a inseguire i maiali, ed è stata una bella esperienza.
Ant si trovava nella parte posteriore dell’elicottero, cercando di avvistare maiali usando un visore Pulsar. Seguivamo gli animali attraverso le canne e i cespugli bassi fino ad avere la possibilità di effettuare un tiro sicuro. All’epoca non usavamo mai dispositivi termici.
Abbiamo poi svolto diverse altre missioni aeree a Farewell Spit, per poi utilizzare lo stesso metodo in altre zone, come l’Abel Tasman National Park e il Kahurangi National Park.
Come cacciatore svolgo del lavoro sia per conto del governo che non. Per quanto riguarda il governo, tutta la squadra – pilota, cacciatore, operatore della termocamera – deve sostenere un processo di valutazione e verifica per dimostrare di essere in grado di svolgere questo compito e rispettare un certo standard. È un po’ come per un aeroplano, che deve seguire un preciso calendario di manutenzione. È un lavoro abbastanza rischioso, dato che talvolta voliamo a quote molto basse, giù fino al livello della foresta, in aree molto ristrette e confinate, dove non c’è molto spazio, con venti forti e il rischio che qualcosa finisca nelle pale. Il modo in cui sei agganciato all’interno dell’elicottero è altresì importante.
Prendiamo anche in considerazione lo scenario peggiore; ad esempio in caso di schianto al suolo, se si rimane capovolti e bloccati con la cintura di sicurezza, c’è il rischio di bruciare fino alla morte. Per queste situazioni abbiamo un cosiddetto ‘sistema a tre anelli’, che consente un rilascio rapido e sicuro dell’imbragatura in caso di emergenza.
Ho iniziato a usare la balistica a giugno o luglio dello scorso anno, quando ero impegnato in una missione di contenimento della popolazione di capre nel Kahurangi National Park. L’obiettivo primario era di sparare alle capre dal cielo, un compito che richiede equipaggiamento e tecniche specifiche. C’era vento, dunque ho azzerato i fucili e usato un Knight’s Armament AR15 223 KS, uno strumento molto valido, efficace per colpire capre anche a una distanza di 300 metri. Il rinculo è ridotto ed è semplice da utilizzare con un visore termico. Con un DPMS Panther 308, al contrario, era più difficile mantenere stabile il visore essendoci un rinculo molto forte.
Il tipo di elicottero è altresì importante, dato che alcuni sono più adatti per lavorare da distanze ravvicinate, mentre altri – come il Bell 206 Long Ranger che abbiamo usato – sono migliori per sparare da distanze maggiori con più stabilità. Bisogna anche mantenere una distanza di sicurezza dal terreno, soprattutto dai crinali, per evitare turbolenze e il rimbalzo di frammenti che potrebbero danneggiare le pale dell’elicottero. Quindi devi stare seduto e sparare in basso piuttosto che dritto davanti a te. Ho utilizzato tabelle balistiche specifiche per effettuare tiri veloci e precisi da distanze fino a 250 metri, avvistando capre nella boscaglia anche quando il pilota non riusciva a vederle. Se qualcosa va male sul terreno è un conto, ma quando stai volando…In Nuova Zelanda il costo per l’utilizzo di questi elicotteri è di 2500-3000 dollari l’ora, quindi se devi rientrare ti può costare duemila dollari.
Vi sono diversi livelli di successo in base all’obiettivo. C’è lo sradicamento, che è la cosa più difficile e che viene solitamente tentato in un’isola o in aree recintate dove è possibile eliminare un’intera popolazione. Poi c’è la densità zero, che indica che qualche animale potrebbe essere presente ma comunque la popolazione non sta crescendo. Infine, un livello più semplice è quello del numero ridotto, quando un numero limitato di animali nocivi può essere tollerato, non avendo un impatto significativo. Quando si va a caccia sul terreno con i cani, il successo viene misurato in base al numero di animali colpiti per ‘persona/giorno’, un parametro che viene equiparato a 8 ore al giorno. Sia i cacciatori che i cani devono rispettare standard precisi; non puoi portare con te un cane qualsiasi, bensì deve essere designato come cane per il rilevamento di animali selvatici.
I cacciatori devono rispettare un preciso standard, chiamato Seedling Ratio Index, utilizzato per misurare la salute della flora nativa. Alcune specie di piante vengono mangiate dagli animali nocivi solamente quando raggiungono una certa altezza, circa 300 millimetri. Quindi viene conteggiato il numero di piante al di sotto e al di sopra di questa misura e valutati i danni subiti da esse. Queste misurazioni indicano che, se una squadra riesce a cacciare due o meno animali per persona/giorno, la rigenerazione delle piante si sta verificando. Se l’obiettivo è proteggere una specie di pianta minacciata o in pericolo di estinzione, gli sforzi di disinfestazione devono puntare all’obiettivo della densità zero.
Fondamentalmente si punta a un controllo integrato. Si sceglie una battaglia che si è in grado di vincere, ma ci possono essere cambiamenti legati al periodo e al luogo. Ad esempio, nelle isole al largo si punta allo sradicamento, essendo sufficientemente lontane dalla terraferma per fermare gli ermellini, che possono nuotare quasi per due chilometri. Dunque, se un’isola si trova a oltre due chilometri dalla terraferma, viene ritenuta una buona candidata per un programma di sradicamento, perché è meno probabile che venga invasa nuovamente dagli ermellini. I topi vanno ancora più lontano, e i cervi ancora di più; alle capre invece l’acqua non piace, quindi è un quadro complesso.
L’aspetto straordinario degli strumenti termici è che eliminano molti rischi. Non dobbiamo fare cose acrobatiche per raggiungere gli animali. Spesso corrono verso la foresta e si fermano pensando di non essere più visti, ma con un visore termico possiamo comunque vederli perfettamente, quindi possiamo smettere di sparare quando non sono più in vista e successivamente effettuare un tiro sicuro quando si sono fermati.
A volte, se si rifugiano nella boscaglia fitta, il pilota può scendere molto in basso e far arrivare aria fredda su di loro. Questo non gli piace e inizieranno a muoversi, rendendo più facile vederli e colpirli. La tecnologia termica fa la differenza.
Al momento sto usando Thermion 2 LRF XP50. Ha qualche anno ma funziona sempre magnificamente. L’ho impostato con un cerchio verde e una piccola croce per il reticolo, che va molto bene per i miei occhi. Non mi ha mai deluso, anche se a volte devo fare un riavvio manuale o resettarlo.
Francamente, il dispositivo Pulsar che sto usando è già fantastico. Se potessi costruire lo strumento perfetto cambierei solo un paio di cose. Lo farei un po’ più leggero e con un campo visivo leggermente più ampio. Ma a parte questo, sarebbe praticamente quello che sto usando ora. Mostratemi qualcosa di meglio, se esiste.
Prima di acquistare un dispositivo notturno o termico, assicuratevi di essere in regola con le normative locali e utilizzatelo solamente quando ciò è consentito. I nostri Ambassador provengono da diversi Paesi e viaggiano molto, avendo così la possibilità di testare diversi prodotti. In nessuna circostanza appoggiamo o promuoviamo l’utilizzo illegale dei nostri dispositivi. Se desiderate avere maggiori informazioni in merito alle restrizioni all’esportazione e alla vendita, visitate la pagina a questo link: Politica di restrizioni all’esportazione e alla vendita.