Expert Contributor:
Julia Nowak, Claus Sloth Andersen
Se chiedete a qualcuno che non è un cacciatore cosa ne pensi della caccia stessa, la risposta spesso è la medesima: uccidere degli animali. È un mito che ha ormai decenni di vita, causato da dichiarazioni emotive, post sui social media presi fuori contesto, e da una crescente separazione tra la vita moderna e il mondo naturale. Per molti un cacciatore è qualcuno che preme un grilletto, scatta una foto con il suo trofeo e quindi se ne va soddisfatto.
Ma questa rappresentazione non potrebbe essere più lontana dalla verità. Alla base di ogni cacciatore responsabile vi è un profondo rispetto per la natura, un’eccellente conoscenza della fauna selvatica e – spesso – molte ore trascorse osservando silenziosamente piuttosto che agendo. La realtà della caccia etica è basata sulla salvaguardia della natura, sulla preparazione e su un attento processo decisionale, e non sulla ricerca di emozioni o sulla violenza.
Questa separazione tra percezione e realtà è qualcosa che i cacciatori navigati sperimentano regolarmente. Due voci appassionate, la polacca Julia Nowak e il danese Claus Sloth Andersen, ci spiegano cosa significhi veramente essere un cacciatore oggigiorno, e perché i miti che circondano la caccia non solo semplificano eccessivamente questa attività, ma ne ignorano il ruolo chiave nella gestione della popolazione di fauna selvatica e nel procurarsi cibo in modo etico.
Ciò che segue sono considerazioni da parte di cacciatori che passano più tempo osservando che sparando colpi, che pensano all’equilibrio ambientale prima che alla cattura di una preda, e che utilizzano moderne ottiche termiche Pulsar non per porsi in una posizione di vantaggio, ma per fare la cosa giusta.
La caccia è sovente immaginata come un singolo, drammatico momento, ma sia Julia che Claus concordano che essa è definita da tutto ciò che precede quel momento: ore di cammino nei boschi, controllando la direzione del vento, esaminando le tracce degli animali, ascoltando e imparando.
“La percentuale di animali che incontriamo e osserviamo durante una battuta di caccia in proporzione a quanti a cui spariamo è probabilmente 90% a 10%”, afferma Julia. “Trovarsi nella natura, conoscere da vicino il mondo della fauna selvatica, apprendere cose su di essa, per poi tornare a casa con il cibo più sano e gustoso direttamente dalla foresta, privo di antibiotici, sapendo che quell’animale ha vissuto bene e in libertà, e non in una gabbia: questa è la caccia”.
“La maggior parte della gente non comprende quanto della caccia consista nel non premere il grilletto”, spiega Claus. “È camminare nei boschi all’alba e al tramonto, imparare la periodicità dei venti, identificare le tracce, gestire il territorio e sapere quando non sparare”.
Ricorda quando ha portato con sé un amico, scettico sulla caccia. Dopo diverse ore di osservazione, pedinamento e rinunce a colpire animali, il suo amico ha ammesso che “pensavo la caccia fosse solo sparare agli animali, invece è…è qualcosa d’altro”.
Per i cacciatori etici prendere la decisione giusta non è solo una questione di rispettare la legge, ma piuttosto di valori. Sia Julia che Claus sottolineano come il rispetto per l’animale, per il territorio e per l’equilibrio dell’ecosistema siano alla base di tutto ciò che fanno.
“Devi pensare e agire eticamente, rispettare la selvaggina, le tradizioni e la legge. Lo stesso vale per la tutela della natura e la gestione della popolazione di fauna selvatica. Per questo motivo in tanti Paesi è necessario molto studio per divenire un cacciatore, superando degli esami”, afferma Julia. “Se qualcuno non agisce eticamente o non si cura della salvaguardia della natura, non dovrebbe nemmeno essere definito un cacciatore”.
Claus nota che in Danimarca l’etica va di pari passo con la responsabilità per la comunità: “Abbiamo conduttori di cani volontari che puoi chiamare, ed essi seguono un animale ferito assicurandosi che sia effettivamente morto. I cacciatori etici considerano seriamente la responsabilità; siamo amministratori del territorio”.
The idea that hunters help protect nature might seem surprising to some, but it’s a central part of wildlife management. Without regulated hunting, animal populations can grow beyond sustainable limits – leading to disease, starvation, or habitat destruction.
“Hunting is an important part of nature conservation and environmental management,” says Julia. “Its role is to take care in controlling wildlife populations, keeping the populations in best possible shape and sustainable sizes, protecting native species from influence of invasive species, helping farmers and foresters protect growing crops and forests.“
L’idea che i cacciatori contribuiscano alla protezione della natura può sembrare sorprendente a molti, ma in realtà la caccia è una parte essenziale nella gestione della fauna selvatica. Senza una caccia regolata, la popolazione delle varie specie animali può crescere oltre i livelli sostenibili, causando malattie, mancanza di cibo o distruzione di un habitat.
“La caccia è una parte importante della salvaguardia della natura e della gestione dell’ambiente”, afferma Julia, “il suo ruolo è prendersi cura della popolazione di fauna selvatica, mantenendola nella miglior condizione possibile e in numeri sostenibili, proteggendo le specie native da quelle invasive, e aiutando allevatori e forestali a difendere raccolti e foreste”.
“Se pensate che la natura sia sempre benevola, guardate cosa succede quando una popolazione di cervi non controllata cerca di sopravvivere a un inverno rigido”, aggiunge Claus, “non è bello da vedere, con i cervi che muoiono di fame. Una caccia ben regolata può essere più umana che lasciare che la natura faccia il suo corso, e i cacciatori contribuiscono notevolmente ai fondi per la sua tutela tramite le licenze di caccia”.
Come entrambi i cacciatori sottolineano, la caccia responsabile finanzia anche direttamente la salvaguardia della natura con le licenze e le imposte da versare, supportando le aree protette, la ricerca e i programmi dedicati alla fauna selvatica.
La moderna tecnologia, incluse le ottiche termiche e di visione notturna Pulsar, svolge un ruolo vitale nel rendere più semplici e accurate le scelte etiche, soprattutto in condizioni di poca luce, dove la visibilità è scarsa.
“Grazie a essa la caccia è molto più sicura, in particolare di notte”, spiega Julia, “ed è un grande strumento per conteggiare la fauna selvatica, aiutandoci a valutare meglio le popolazioni”.
Claus offre un esempio significativo: “Ricordo una battuta di caccia la mattina presto, con una pessima visibilità. Sfruttando il mio dispositivo Pulsar sono riuscito a stabilire la specie, l’età e le condizioni di un animale prima di decidere di non sparare. Senza il dispositivo termico avrei potuto commettere un errore e preso un brutto tiro”.
Claus Sloth Andersen
Non si tratta dunque di avere un vantaggio ingiusto, ma di essere certi di fare la cosa giusta, tutte le volte. Come riassume Claus, “Un buon equipaggiamento mi aiuta a prendere buone decisioni”.
“La caccia non è semplicemente un hobby del fine settimana, ma uno stile di vita basato sulla responsabilità, il rispetto e l’umiltà nei confronti della natura e della fauna selvatica. È mettere carne in tavola, carne che ci siamo procurati noi stessi, e insegnare ai nostri figli da dove proviene veramente il cibo”, afferma Claus.
Per Julia è anche una questione di combattere gli stereotipi: “Puoi essere un cacciatore e amare e rispettare gli animali. Questo è ciò che vorrei che più persone capissero”, afferma. “C’è molto di più nella caccia che semplicemente uccidere un animale. È necessaria una vera conoscenza della natura, e per questo è così significativa”. Provenendo da una famiglia di cacciatori, Julia non ha mai avuto concezioni errate su cosa sia realmente la caccia, ma ci svela un piccolo dettaglio culturale che riflette le forti tradizioni presenti in questo mondo:
“Molte persone credono che il numero 13 porti sfortuna, ma in realtà molti cacciatori in Polonia lo considerano un numero fortunato!”.
È un piccolo promemoria per ricordarci che, mentre la caccia si basa su responsabilità ed etica, essa è anche ricca di tradizioni, superstizioni e di un profondo senso di appartenenza, trasmesso da una generazione all’altra.
Per i neofiti la caccia potrebbe apparire come un gioco di probabilità, ma come Claus ha rapidamente imparato, il successo è il risultato di preparazione e pazienza.
“Quando ho iniziato ad andare a caccia pensavo che fosse soprattutto una questione di fortuna, di essere al posto giusto nel momento giusto. Ma ho capito velocemente che il successo dipende dalla preparazione: esplorare, studiare le mappe, conoscere le abitudini degli animali ed essere paziente”.
Claus Sloth Andersen
Questa dedizione – prima di sparare un solo colpo – è ciò che distingue i cacciatori etici dai miti. Non si tratta solo di stare nella natura, ma di comprendere veramente il territorio, gli animali e come ogni azione abbia effetti sull’equilibrio della natura.